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Perugina - Cioccolato & Confetture
DisponibileQuesta pubblicazione vuol essere unicamente un collage di ricordi, che si è cercato di mettere insieme con l’aiuto dei vecchi colleghi, prima che tutto venga dimenticato. Vi sono riportate immagini, storie, aneddoti e quasi 2.000 nomi di coloro che nel corso degli anni hanno fatto grande la fabbrica di cioccolato Perugina.
Antonio Modena in occasione dei 100 anni del bacio ha riproposto, aggiornandola questa nuova edizione. Molte, in ogni caso, sono le pagine che non siamo riusciti a scrivere: di alcuni colleghi non si è rintracciato che il nome, di tanti accadimenti che hanno visto protagonisti tutti i dipendenti dall’azienda non si sono rinvenute né foto né altra documentazione.
“ IL DONO DELLE ORE LIETE “
È questo lo slogan che ha accompagnato i dipendenti Perugina dal 1947 al 1980, come a voler garantire loro la possibilità, attraverso il lavoro, di organizzare in modo costruttivo e ‘lieto’ tanto la vita privata quanto quella professionale. Il clima di “solidarietà” creatosi tra la Dirigenza e i Lavoratori, i quali erano orgogliosi di operare nella fabbrica del cioccolato, ritenuta un fiore all’occhiello della Città, permise di andare oltre il mero rapporto di dipendenza. La sicurezza retributiva permise ai dipendenti Perugina di affrontare con tranquillità le aspettative di vita: la creazione di una famiglia, l’acquisto di una casa, i mezzi per far studiare i propri figli. Si verificava anche, in casi particolari, che veniva assunto un familiare nel momento in cui il titolare (spesso si trattava del capofamiglia) andava in pensione o altro.
Attorno alla Perugina si è sviluppata un’importante porzione della città di Perugia, sia in senso urbanistico che demografico. Interi quartieri si sono sviluppati attorno all’originaria sede (Case Bruciate, La Stazione, via Cortonese, Ferro di Cavallo, il Bellocchio) e, naturalmente, sono poi cresciute le zone di San Sisto, Ponte della Pietra, Lacugnano, Ellera, Pila, Castel del Piano, in concomitanza con lo spostamento dello stabilimento in periferia. A seguito di tale espansione si è sviluppato l’”indotto”, con la nascita di un considerevole numero di laboratori, cooperative, piccole aziende e botteghe che supportavano con prodotti e servizi la produzione della fabbrica, dando un impulso fortissimo a tutta l’economia e prospettando nuovi posti di lavoro.
Fino al 1968 l’azienda ha avuto una gestione a carattere familiare, caratterizzata da un rapporto di fiducia e ascolto reciproci tra proprietà e maestranze, tale da garantire un clima di lavoro disteso e collaborativo, in cui sia le esigenze dei dipendenti che quelle della proprietà erano contemperate, e la reciproca attenzione nasceva spontanea nei casi di bisogno.
La Direzione in quegli anni aveva per gli operai nomi e volti familiari: quelli del Sor Aldo, del Sor Bruno, del dr. Gianni e di altri, che di mattina passavano di reparto in reparto per salutare i dipendenti e far sentire la loro presenza. In quel periodo gli operai erano supportati dal sindacato che con le sue rappresentanze curava i loro interessi, tenendo tuttavia in costante considerazione anche le esigenze dell’azienda. Fiandrini Lina, Adami Antonio, Ciombolini Antonio, Gregori Francesco, Belladonna Vanda, Caligiani Guglielmo, Vinti Italo erano i rappresentanti sindacali di quel tempo.
L’attaccamento degli operai all’azienda venne testimoniato dall’opera di difesa che alcuni di essi coraggiosamente opposero alle truppe tedesche in ritirata nel 1944, le quali tentarono di distruggerne gli impianti produttivi.Il positivo clima economico del Paese negli anni ‘60 favoriva, quindi, lo sviluppo di relazioni distese e costruttive tra lavoratori ed impresa. All’inizio degli anni ‘70 tale quadro mutò radicalmente.
La crisi politico-sociale, con le sue turbolenze e le contestazioni iniziate nel ‘68, la progressiva politicizzazione dei cartelli sindacali, si sommarono ad una forte crisi economica e alla progressiva irruzione di nuova tecnologia nel mondo della produzione. A tale quadro di sfondo, tuttavia, la Perugina riuscì a far fronte senza difficoltà, era la cassaforte dell’intero gruppo, presentandosi sul mercato internazionale come un’azienda in salute e con buoni margini di competitività. È soltanto negli anni successivi che la situazione andò mutando e la fabbrica iniziò il suo declino. La cura cui l’azienda venne sottoposta per far fronte alla conclamata condizione debitoria apparve subito peggiore della malattia stessa: nel 1972 dopo l’avvento di Paolo Buitoni e, come descritto da Bruno Buitoni jr. nel suo libro Pasta e Cioccolato, una storia imprenditoriale (pag. 393 e pag. 397) una delle cause principali fu l’assunzione indiscriminata di personale dovuta principalmente alle pressioni sindacali. Dall’indagine effettuata dall’ing. Amos Grassi, risultò un esubero di personale di circa 3.000 unità, confermato dalle differenze riscontrate fra il 1974 (6.647 dipendenti) ed il 1984 (3.578 unità). Dati riferiti all’intero Gruppo.
L’accorpamento di tutte le aziende in un unico gruppo IBP (Industrie Buitoni Perugia) portò ad un dissesto finanziario facilmente immaginabile e al tentativo tardivo di salvare il salvabile con una sua scorporazione dal gruppo. Eppure in quegli anni difficili la Perugina esprimeva al suo interno notevoli risorse politiche: Gianfranco Balucani, Gianni Mancini, Giuliano Mancinelli e Marcella Cesarini, Carlo Merlini, Franco Chiotti, Gianni Mancini, rispettivamente Assessori e consiglieri comunali a Perugia, nonché Sergio Grassi, segretario della C.G.I.L. provinciale (PG), e da ultimo Francesco Mandarini, futuro Presidente della Regione Umbria.
Questa nostra pubblicazione vuol essere unicamente un collage di ricordi, che si è cercato di mettere insieme con l’aiuto dei vecchi colleghi, prima che tutto venga dimenticato. Molte, in ogni caso, sono le pagine che non siamo riusciti a scrivere: di alcuni colleghi non si è rintracciato che il nome, di tanti accadimenti che hanno visto protagonisti tutti i dipendenti dall’azienda non si sono rinvenute né foto né altra documentazione.
Scheda tecnica
- Autore
- Carlo Antonio Modena
- Collana
- Storia, Storia locale
- Anno edizione
- 2022
- Stampa
- Bianco e nero
- Illustrazioni
- Sì
- Copertina
- Morbida
- Rilegatura
- Fresata
- Formato
- 21,0 x 29,7
- Pagine
- 166
- EAN
- 9788895229041