Claudio Montecucco

Claudio Montecucco - Francesco Tozzuolo Editore

Nato a Perugia, Claudio Montecucco si diploma come tecnico delle industrie meccaniche, acquisisce la qualifica triennale di designer industriale CAD. Iscritto alla Facoltà di Architettura di Firenze, dopo alcuni esami abbandona gli studi per lavorare nella gioielleria di famiglia come designer di gioielli. Si diploma successivamente in pianoforte, amante di ogni forma d’arte, cita gli autori in cui si riconosce come Robert Doisneau (‘’Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo dì ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”). Uomo schivo e poco incline ad apparire Montecucco è guidato principalmente dall’intuito, la strada è il soggetto principale e più stimolante delle sue fotografie, non ama eventi mondani, ma la felicità silenziosa di un istante della quotidianita’ invisibile.

«Fotografo il quotidiano della vita, quello che poteva sembrar banale prima di avergli donato nuova vita, grazie ad uno sguardo nuovo. Amo scattare quel che merita di essere fotografato, il mondo quindi, anche nei suoi squarci di umile monotonia. Sono nato chiuso, ma un chiuso aperto alla strada, ed ho cercato la felicità nel silenzio di un istante. Batteva intanto il cuore al tempo di un click.» (M.Thompson Nati)

L’artista è alle prese nell’arduo compito che ha la fotografia di cogliere un istante e di racchiuderlo in un’immagine per elevarlo ad opera d’arte. Claudio Montecucco in ogni progetto cerca di “unire” tre arti (pittura, architettura e fotografia) in un’unica “forma”.

Montecucco inizia il suo percorso artistico con la pittura, ma è nella fotografia che trova l’espressione piu’ completa di interiorita’. Sensibilita’, sensualita’ sono persistenti in ogni sua immagine. Quando si definisce

Claudio Montecucco come un fotografo classico non ci si limita a una semplice constatazione - quella che si ricava osservando le sue riprese cosi attentamente composte da sembrare perfino un pò fuori dal tempo – ma si vuole così sottolineare una sua scelta di campo che è nella stessa misura estetica ma anche più intimamente psicologica. Non è un caso se fra gli autori prediletti cita quelli che tanti anni fa si aggiravano fra le strade parigine non tanto per catturare la realtà quanto per farsene sedurre: quel genere fu definito “photographìe humaniste” perché all’uomo guardava con indulgenza e fiducia. La stessa usata da Montecucco quando va alla ricerca di quei momenti strani e irripetibili dove accade qualcosa dì appena percepibile, capace però dì far intuire che stiamo davvero per sfiorare la bellezza. La sua ricerca è quella del cosiddetto “istante inafferrabile”,

quello che vorrebbe catturare ogni giorno camminando per strada con la sua macchina fotografica.