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Ifigonia - Don Sculacciabuchi - Il canzoniere goliardico
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Ifigonia - Don Sculacciabuchi - Il canzoniere goliardico

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Il presente volume riporta il testo integrale di tre “classci” della letteratura goliardica (Ifigonia, licenziosa parodia della tragedia di Euripide, Don Sculacciabuchi, irridente presa in giro dei meccanismi processuali, Il canzoniere goliardico, “sproloquio” composti da anonimi studenti, vuole offrire al lettore l’occasione di conoscere meglio questo fenomeno che, irritante e divertente insieme, è pur sempre espressione di quella vitalità, di quell’ansia di nuovo che da sempre anima i giovani.

Ifigonia in Culide è un poemetto goliardico in tre atti, composto a Torino nel 1928. È una parodia burlesca del genere tragico che, come vuole lo spirito goliardico, fa ampio utilizzo di termini scurrili e allusioni sessuali. Il poemetto (divenuto uno dei simboli della goliardia italiana) ha avuto amplissima diffusione fra gli studenti di tutta Italia, passando di mano in mano su edizioni clandestine riprodotte in proprio a mano o con la macchina per scrivere, delle quali venivano fatte altre copie ugualmente clandestine con la carta carbone, o riprodotte col ciclostile.

A causa di questa modalità di diffusione dell’opera, le versioni dell’Ifigonia in circolazione possono essere differenti in alcune parti dalla versione originale, perché molti dei copisti vollero aggiungervi del loro sotto forma di rime, strofe e personaggi apocrifi.Via via nel corso degli anni, ai versi venne associato dai copisti anche tutto un ricco apparato di glosse e note fuori testo fintamente serie ma in realtà umoristiche.

Il processo di Sculacciabuchi L’opera sembra essere stata composta, alla fine dell’ottocento, da certo Giovanni Rosati di Firenze, studente all’Università di Bologna e che sarebbe poi diventato ministro di Grazia e Giustizia del Regno d’Italia. Il successo dell’opera, degna rappresentante della poesia goliardica, nella tradizione dei Carmina Burana, si deve all’ottima qualità dei versi che riescono a narrare la vicenda con fluidità e senza forzature, sciogliendo con naturalezza il problema dell’uso del linguaggio scabroso. L’autore, evidentemente, era stato un attento lettore di poeti come il Casti o il Batacchi. Il testo era destinato ad essere rappresentato e, in effetti, ciò è avvenuto ed avviene tutt’ora. Fra le varie versioni esistenti, ho scelto quella riveduta dagli studenti universitari di Siena.è un poema goliardico, composto verso la fine del XIX secolo, probabilmente in Toscana.

Gli autori

Ifigonia: L’autore, Hertz De Benedetti, aveva scritto il suo poemetto nel 1928 quando, giovane goliarda, frequentava la Facoltà di medicina a Torino e partecipava nel contempo molto attivamente alla scapigliata vita goliardica torinese guidata all’epoca da Ovidio Borgondo (detto Cavur)

Don Sculacciabuchi: L’autore è anonimo, anche se l’opera è stata attribuita a Giovanni Rosadi, all’epoca studente a Bologna, poi penalista e in seguito parlamentare.

Il canzoniere goliardico: sono sproloqui da studenti anonimi.

Scheda tecnica

Autore
Vari
Collana
Anastatiche, Goliardia
Anno edizione
Maggio 2020
Stampa
Bianco e nero
Copertina
Morbida
Rilegatura
Brossura
Formato
15,0 x 21,0
Pagine
190
EAN
9788895229102
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