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Storia della merda
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Storia della merda

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Questo imbarazzante residuo terreno, diceva Freud, citando Goethe...

Per un paradosso che condivide con il sesso, la merda si circonda di un silenzio sottovalutato qualora non lo si misuri con la quantità di discorsi che essa suscita. Chi crederebbe infatti che gli uomini si siano mostrati così loquaci su quest’oggetto d’obbrobrio, al punto che esso non è stato estraneo né alle loro divinità primitive né alle credenze che li hanno animati allorché credettero di uccidere in esso il barbaro? E chi crederebbe che per una banale storia di escrementi la Santa Romana Chiesa abbia sfiorato lo scisma?

La merda è ovunque e tutto ne parla. Non è forse strano che dopo gli Scatologic Rites of ali Nation, pubblicati nel 1913 con una introduzione di Freud — si sia dovuto aspettare il 1978 e il libro di Laporte perché essa fosse argomento di un libro?

Laporte qui non si limita a fare la storia dei nostri rapporti con la merda, ma traccia un progetto globale. Si purifica la lingua quando si espurgano le case. I gesti si confondono. Il socialismo stesso non manca di avere rapporti con la merda. Il caso dell’utopista Pierre Leroux la dice molto lunga su questo... Ad ognuno secondo i suoi bisogni, avrebbe detto altri. Senza ridere. L’osceno non è là dove si crede, dal momento che la merda è anche l’oggetto con cui il Padrone monetizza l’amore dei suoi sudditi.

La novità del libro dipende certo dal suo soggetto ma anche dal modo di inquadrarlo e trovare in molti discorsi (sulla lingua, la politica, la cosmesi, l’architettura ecc.) ciò che loro malgrado li rende partecipi di una Storia della merda. Un libro, dunque, scritto senza tesi ma non senza pensiero.

***

Residuo sterile, l’escrementizio si è offerto infatti, proprio per la sua inanità, a una fortissima canalizzazione, non solo architettonica ma soprattutto legislativa: la civiltà come Cloaca Maxima ha toccato il massimo splendore normativo.

I due editti regi su cui si apre la Storia della Merda sono sintomatici. Linguistico-disciplinare l’uno, igienico-punitivo l’altro, rivelano il ruolo svolto dal Rinascimento in poi, dalla regolamentazione e censura dell’escrementizio nella formazione dello stato assoluto e dell’individualità disciplinare moderna. Prescrivendo l’accurata privatizzazione dei rifiuti (ogni famiglia dovrà conservarli presso di sé, e sbarazzarsene secondo modalità prestabilite), il Sovrano disegna il principio fondamentale dello stato moderno: il privato viene definito come lo spazio dei commerci impuri — sessuali e scatologici, ad esempio: ma, più in generale, di ogni forma di commercio. Ma al polo opposto si delinea un potere puro, non compromesso con le malcerte empiricità del privato. Separato dai discutibili scambi della società civile, lo Stato può, nella sua lontananza divina, sancirli e purificarli; l’oro venale diviene così oro lustrale nella rappresentazione collettiva della Ricchezza della Nazione.

La duplice metamorfosi dell’escrementizio (quella della Cvil Society che lo traduce in ricchezze; quella dello Stato che le legittima) è un refrain che accompagna tutto lo sviluppo del capitalismo. Nel colonialismo, ad esempio: i negri, conculcati dal civilizzatore bianco (e asettico, a ogni livello: dalle infermiere ai missionari, spazzini del visibile e dell’invisibile), sono prima definiti come rifiuti, poi riscattati come escrementi utili.

Scheda tecnica

Autore
Dominique Laporte
Collana
Anastatiche
Anno edizione
Maggio 2017
Copertina
Morbida
Formato
14,0 x 21,0
Pagine
138
EAN
9788895229362
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